Ahimsa

Ahimsa – la non violenza nello yoga

Ahimsa: la non violenza

Ahimsa è il primo dei comportamenti che Pantanjali descrive negli Yoga Sutra, uno dei testi più antichi e presi più spesso in considerazione quando si parla di questa antica disciplina.

Ad un primo sguardo si potrebbe dedurre che un praticante di yoga deve quindi stare attento a non fare mai del male, fisico e psicologico a nessuno. Ma ciò che un moderno yogi può praticare fuori dal tappetino, nella sua quotidianità è molto più complesso di così.

L’intenzione è importante. Come ci insegna la pratica di asana, le posizioni dello yoga, si può sbagliare, cadere, distrarsi ma se abbiamo un’intenzione la direzione cambia. È necessario conoscere la forza delle nostre azioni e quanto Ahimsa possa essere davvero praticata quotidianamente. Questo non ci richiede di essere perfetti, di non fare mai del male a nessuno ma di essere consapevoli di esse.

Ahimsa, con la sua “a” privativa viene spesso interpretata come non-violenza, ossia la mancanza di essa, il suo contrario. E pensandoci bene chi direbbe che il contrario di violenza è non- violenza?

Pensare a qualcosa come la mancanza di qualcosa d’altro fa pensare ad un vuoto, ad un’azione non compiuta.

Ciò che mi spinge invece ad agire coerentemente con Ahimsa non è una mancanza di iniziativa ma esattamente la spinta verso un movimento di amore, di benevolenza, di forza. Se doniamo nuovamente a questo comportamento un’azione in mano, la possibilità di agire e di andare nella direzione in cui vogliamo allora saremo davvero in grado di interpretarla anche fuori dal tappetino.

Portare consapevolezza sulle nostre azioni ci permette di essere critici, di mettere in discussione la realtà ma di agire quando questo si rende necessario.

Ahimsa non vuol dire solo non – violenza per me. Vuol dire molto di più. Significa essere più coerente possibile con il mio obiettivo di non lasciare un’impronta negativa sul pianeta in cui vivo.
Lo interpreto come l’azione verso un mondo più giusto, più equo, più disponibile nei confronti di chi è più debole, meno fortunato di me che vivo da questa parte del mondo.

Ahimsa è la mia speranza, tutti i giorni, che comportandomi gentilmente nei confronti del prossimo si crei una valanga di amore. La scelta di non violenza non è solo verso l’esterno ma anche e soprattutto verso l’interno. L’azione positiva, di forza d’amore non lo ritengo solo un movimento che si muove da me al prossimo ma anche da me a me.

Scegliamo di amarci, di amare e di rispettare per onorare Ahimsa.

L’etimologia ci da una spiegazione: la parola è infatti composta da a – non, senza e da himsa – derivazione del verbo uccidere.